domenica 16 giugno 2013

Tirando le somme

E' giunto il momento di riassumere in una pagina il lavoro che è stato compiuto negli ultimi tre mesi.
Innanzitutto il mio blog, Tecnologia e curiosità, si è fondato sulla lettura de Il Pendolo di Foucault di Umberto Eco.
Dopo una fugace presentazione, seguendo i suggerimenti forniti a lezione di Storia della Tecnologia dal prof. Vittorio Marchis, ho analizzato il tema della curiosità secondo le sue accezioni e legami con il corso, trovando dunque: 
Mi sono servito del romanzo per analizzare come la tecnologia possa fornire al curioso i mezzi per condurre una ricerca e fare delle scoperte.

Dopo aver esaminato una galleria di copertine, con cui il libro è stato pubblicato per l'Europa, e l'occasione della mia precedente lettura, con continua sorpresa sono emerse strette connessioni con temi della cultura tecnologica. 
Pur utilizzando interpretazioni paradossali, Eco ha proposto delle situazioni interessantissime:
Infine, non sono mancati rimandi alla Storia vera e propria, con una breve descrizione delle prime applicazioni del pendolo, e un recente, visionario, brevetto in tema.

Quella del blog è stata un'avventura motivante, mi ha avvicinato ai misteri del web: per quanto Tecnologia e curiosità sia stato il primo esperimento, non è affatto detto che sia l'ultimo, anzi... ho già in mente qualcosa per diffondere in rete l'amore per i libri, che questo corso e questa esperienza hanno  ulteriormente alimentato.

Grazie a chi mi ha seguito, a presto!

sabato 15 giugno 2013

L'inizio e la fine: il Conservatoire des Arts et Métiers

Dove può concludersi questa avventura del blog se non nel luogo dove tutto è cominciato e tutto finirà?
Solo nella dimora del Pendolo, il Conservatoire des Arts et Métiers di Parigi.

L'ingresso in rue Réaumur 60, III arr.
 "Così si entra al Conservatoire des Arts et Métiers, a Parigi, dopo aver passato una corte settecentesca, ponendo piede nella vecchia chiesa abbaziale, incastonata nel complesso più tardo, come era un tempo incastonata nel priorato originario. Si entra e si viene abbagliati da questa congiura che accomuna l'universo superiore delle ogive celesti e il mondo ctonio dei divoratori di oli minerali."
 U.Eco, Il Pendolo di Foucault, Milano 1988, XXVII ed.Tascabili Bompiani, pag. 14 (cap. 1) 
Il coro di Saint-Martin-des-Champs, alla cui volta è appeso il Pendolo
Cartolina del 1900
In questo interessantissimo blog potete trovare la descrizione di una turista torinese sulla traccia delle più belle attrazioni di Parigi.



Nella notte di San Giovanni, 23-24 giugno 1984 qui si svolgono i primi due capitoli del Pendolo di Foucault: qui il narratore Casaubon si nasconde in attesa di una grande cerimonia segreta e racconta l'intera vicenda dell'ideazione del Piano, finchè questa ha luogo nel capitolo 112.
Proprio al di sotto del Punto dove dal 1855 è appeso il Pendolo originale, usato dal suo inventore nel Panthéon per dimostrare la rotazione terrestre, la narrazione arriva al climax e gli avvenimenti, che non riporterò, ne costituiscono il finale.



Al di là della scenografia del romanzo, il Conservatoire è il luogo dove tutto ciò di cui si è parlato nel corso di Storia della Tecnologia sembra materializzarsi.
Ci sono antichi strumenti di misura, ingranaggi, prototipi di aeromobili, stravaganti invenzioni e tutti i tipi di macchine complesse. 
Ad esempio:
Il quasi aereo Avion III di Clément Ader
I primi modelli di Pascalina

Per concludere voglio indirizzarvi alla visita virtuale e ad una summa delle collezioni del museo, nell'attesa di recarmici, con priorità, in occasione di un mio futuro viaggio a Parigi.


martedì 11 giugno 2013

Un curioso personaggio

Nell'immaginario dell'uomo moderno la figura di Ulisse è il simbolo del personaggio della ricerca del sapere, di colui che instancabilmente cerca nuove strade e sposta in continuazione i traguardi di quel suo inarrestabile e metaforico viaggio verso ciò che ancora è sconosciuto.

Testa di Ulisse, Gruppo di Polifemo a Sperlonga

A differenza di Dante nel XXVI canto dell'Inferno, difficilmente l'uomo moderno, ancor più l'uomo del secolo appena trascorso e di quello presente, trova elementi negativi nell'impresa di Ulisse alla ricerca del sapere. Se problematiche etiche si pongono ancora oggi allo scienziato in ordine a questioni come la manipolazione genetica, è però altrettanto vero che per noi la conoscenza è un valore comune ormai acquisito e fortemente interiorizzato.

Per entrare nel merito mi limito a consigliarvi la lettura di questo interessante articolo: L'ultimo viaggio di Ulisse termina in tragedia perchè nato da "curiositas" e non da "virtus".


Con curiositas si intende una qualità tutta terrena e immanente (essendo Ulisse pagano), ossia un ardore di conoscenza che inorgoglisce di se stessi e non riconosce limiti all'iniziativa umana. Cosa ben diversa dalla virtus cristiana, che consiste nella coincidenza tra la libertà umana e il rispetto della volontà divina.
La colpa di Ulisse non è, dunque, veramente una colpa, ma una conseguenza dell'audacia del suo viaggio, che lo ha portato a scorgere ciò che nessun mortale ha il diritto di vedere, ossia il monte del Purgatorio, oltre le Colonne d'Ercole.

Un forte legame tra il nostro personaggio e la tecnologia è il Cavallo di Troia, il dono con l'inganno, un esempio di machina secondo l'accezione cristianizzata del termine greco: un oggetto creato con astuzia atto ad ingannare il nemico. Anche da questo deriva la cattiva fama di Ulisse durante il Medioevo, perché, pur essendo vincitore, non ha le qualità pure di Ettore e Achille, ma sottomette gli avversari truffandoli vilmente.

Non si può cercare del materiale multimediale in rete, senza che escano rimandi al programma di Rai 3 Ulisse - Il piacere della scoperta: al di là dell'interpretazione dell'impresa del personaggio, i realizzatori (Alberto Angela, così come già suo padre Piero) hanno saputo trasmettere sul piccolo schermo la buona attitudine del comportamento dello scienziato, memori delle parole poste da Dante in bocca all'eroe omerico:
"Fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza" 
Inferno, XXVI canto, vv. 119-120

lunedì 10 giugno 2013

Un simbolo: la lente d'ingrandimento

Con la globalizzazione sono emersi dei simboli a caratterizzare tutte le attività umane: ne hanno assunto il significato in maniera radicata, giungendo talvolta a coprire l'importanza di un sostantivo.

Nel mio caso, credo che la curiosità possa vantarsi di un simbolo  - frutto della tecnologia! - che è la lente d'ingrandimento.


In Aristofane troviamo il primo riscontro di uno "strumento per ingrandire, una lente convessa per formare un'immagine ingrandita. Seneca scrisse che esso poteva essere utilizzato per leggere lettere "non importa quanto piccole e incerte". Ruggero Bacone ne descrisse la proprietà nell'Inghilterra del XIII secolo, mentre in Italia venivano inventati gli occhiali.


Magnifying glass icon.svgLa lente d'ingrandimento è comunemente usata nei principali motori di ricerca e programmi per indicare la facoltà di effettuare una ricerca o effettuare uno zoom.

Per finire, ecco un interessante video che mostra i principi fisici che stanno dietro alla lente d'ingrandimento.


martedì 4 giugno 2013

Che combinazione! (Templari, Perec, Babbage e compagnia bella)

E se le cartelle di documenti dove hai riportato i dati si anni di lavoro si accumulano, e nel disordine non riesci più a venirne a capo?
È quello che succede ai nostri personaggi, ma sanno bene che combinazioni insolite possono produrre grandi risultati.
"Ci troveremmo nella situazione dei cabalisti. Millenni per trovare la soluzione giusta."
Ecco che entra in gioco il word processor Abulafia, macchina che ho citato nel post precedente. Belbo ci spiega più nel dettaglio come funziona:
"Il programma le chiede quanti versi dev'essere lunga la poesia, e lei decide, dieci, venti, cento. Poi il programma trae dall'orologio interno del computer il numero dei secondi, lo randomizza, in parole povere ne trae una formula di combinazione sempre nuova. Con dieci versi può ottenere migliaia e migliaia di poesie casuali." 

Piccolo excursus letterario. 
Sarà che in parte ci ho dedicato la tesina di maturità, ma pazzi scrittori francesi come Raymond Queneau e Georges Perec hanno davvero prodotto letteratura combinatoria.
Il primo ha creato Cent mille miliards de poèmes (14 versi intercambiabili in 10 modi diversi), mentre il secondo ci ha lasciato i più gradevoli La vie: mode d'emploi, senza dimenticare Le grand palindrome, il più lungo testo palindromo esistente, e La disparition, lipogramma in 'e' (ossia, la lettera 'e' non vi compare nemmeno una volta). Giusto per avere un'idea:



Così Belbo inserisce alcune frasi della ricerca sui Templari (più alcune ovvietà), ed ecco il risultato con una magnifica interpretazione.

"I templari c'entrano sempre
Non è vero quel che segue
Gesù è stato crocifisso sotto Ponzio Pilato
Il saggio Ormus fondò in Egitto i Rosa-Croce
Ci sono cabalisti in Provenza
Chi si è sposato alle nozze di Cana?
Minnie è la fidanzata di Topolino
Ne consegue che
Se
I druidi veneravano le vergini nere
Allora
Simon Mago identifica la Sophia in una prostituta di Tiro
Chi si è sposato alle nozze di Cana?
I Merovingi si dicono re per diritto divino
I templari c'entrano sempre 
[...] Le ripetizioni sono chiavi magiche. Naturalmente ho integrato, ma integrare la verità è il diritto dell'iniziato. Ecco la mia interpretazione: Gesù non è stato crocifisso, ed è per questo che i Templari rinnegavano il crocifisso. La leggenda di Giuseppe d'Arimatea copre una verità più profonda: Gesù, non il Graal, sbarca in Francia presso i cabalisti di Provenza. Gesù è la metafora del Re del Mondo, del fondatore reale dei Rosa Croce. E con chi sbarca Gesù? Con sua moglie. Perchè nei Vangeli non si dice che si è sposato a Cana? Ma perchè erano le nozze di Gesù, nozze di cui non si poteva parlare perchè erano di una peccatrice pubblica, Maria Maddalena. Ecco perchè da allora tutti gli illuminati, da Simon Mago a Postel, vanno a cercare il principio dell'eterno femminino in un bordello. Pertanto Gesù è il fondatore della stirpe reale di Francia."

Sconvolgente vero? Tutti vi riconosceranno il cuore della trama de Il codice da Vinci, ma queste teorie furono pubblicate, seriamente, da Michael Baigent e Richard Leigh in The Holy Blood and the Holy Grail.

Cosa aggiungere a queste supposizioni strampalate ma curiose? Il giudizio dello stesso Umberto Eco: nella rubrica La bustina di Minerva, in L'Espresso, 23 agosto 2001, elencando i libri che raccontano panzane sui Templari, indicava quest'opera come "il modello di fantastoria più sfacciato", affermando riguardo agli autori che "la loro malafede è così evidente che il lettore vaccinato può divertirsi come se facesse un gioco di ruolo".



Per tornare infine in odore di Politecnico, tutto questo affanno informatico che caratterizza il mondo di oggi non sarebbe possibile senza gli sforzi di grandi matematici e inventori dei secoli passati, in particolare voglio ricordare Charles Babbage, con il suo Difference Engine degli anni '40 dell'Ottocento.
Pensate, un solutore di polinomi meccanico, ossia formato da ingranaggi e parti metalliche ma dallo stesso inventore mai realizzata perfettamente causa mancanza di fondi (se ne veda un prototipo in Lego di qualche pazzo!).


brani tratti da U.Eco, Il Pendolo di Foucault, Milano 1988, XXVII ed.Tascabili Bompiani, pagg. 394-397 (cap. 65)

mercoledì 29 maggio 2013

Associazioni di idee e potere dell'informazione

Il narratore Casaubon racconta di una delle sue prime occupazioni dopo la laurea in lettere, a metà degli anni Settanta.

"Mi decisi a inventarmi un lavoro. Mi ero accorto che sapevo tante cose, tutte sconnesse tra di loro, ma che ero in grado ci connetterle in poche ore con qualche visita in biblioteca. [...] Uno ti telefona e ti dice: «Sto traducendo un libro e mi imbatto in un certo - o certi - Motocallemin. Non riesco a venirne a capo.»

Tu non lo sai ma non importa, chiedi due giorni di tempo. Vai a sfogliare qualche schedario in biblioteca, offri una sigaretta al tipo dell'ufficio consulenza, cogli una traccia. La sera inviti un assistente di islamistica al bar, gli offri una birra, due, quello allenta il controllo, ti dà l'informazione che cerchi, per niente. Poi chiami il cliente: «Dunque, i Motocallemin erano teologi radicali musulmani dei tempi di Avicenna, dicevano che il mondo era, come dire, un pulviscolo di accidenti, e si coagulava in forme solo per un atto istantaneo e provvisorio della volontà divina. Bastava che Dio si distraesse per un momento e l'universo cadeva in pezzi. Pura anarchia di atomi senza senso. Basta? Ci ho lavorato tre giorni, faccia lei.»"




Ecco una professione che fa della conoscenza il suo obiettivo e della curiosità il suo mezzo.
Così Casaubon accumulava esperienze, nozioni, senza buttare via nulla. Ancora non pensava a tenere le schede su un computer, a differenza dell'amico Belbo, che proprio in quel periodo stava scoprendo Abulafia, un Word processor in grado di accumulare grandi quantità di documenti e, a richiesta produrne delle combinazioni: una macchina del demonio capace di creare il Vero e il Falso a sua stessa insaputa.

Il pensatore arabo Abramo Abulafia

Il neo-laureato procedeva invece con mezzi artigianali, ma si era creato una sorta di memoria fatta di tesserine di cartone tenero, con indici incrociati, es. Kant... nebulosa... Laplace,  Kant... Koenigsberg... i sette ponti di Koenigsberg... i teoremi della topologia.
"Un po' come quel gioco che ti sfida ad andare da salsiccia a Platone in cinque passaggi, per associazione di idee. Vediamo: salsiccia - maiale - setola - pennello - manierismo - Idea - Platone. Facile."

Il criterio è rigoroso, un po' come quello dei servizi segreti: non ci sono informazioni migliori delle altre, il potere sta nello schedarle tutte, e poi cercare le connessioni.

"Le connessioni ci sono sempre, basta volerle trovare"

Con qualche decennio di anticipo il nostro personaggio sembra aver compreso l'importanza della merce informazione. È ormai chiaro che la nostra economia e i suoi sviluppi sono strettamente legati a questa cultura.

Si pensi alle società pre-industriali, dove contava il saper fare.
Si è passati, con la mentalità ingegneristica, al dar peso al far fare.
E ora si è arrivati a dare importanza a sapere chi sa far fare!
Google di certo non si lascia sfuggire la cima della piramide della conoscenza, alla quale ogni giorno diventiamo più succubi.
Di ciò si è parlato in una delle prime lezioni del corso.



Basti pensare - citando il prof. Marchis in una delle sue recenti, apocalittiche lezioni - a cosa sarebbe successo se invece di aerei diretti contro due edifici, l'attacco terroristico dell'11 settembre 2001 fosse stato un virus informatico nel database della Bank of America, in grado di cancellare tutti i dati e le associazioni tra depositari e rispettivi conti.
Fatti del genere genereranno le guerre del futuro.


Proferita questa nefasta previsione, continuo a leggere i libri su carta e, per quanto è possibile, a cercare informazioni con l'ausilio della bella parola pronunciata.

brani tratti da U.Eco, Il Pendolo di Foucault, Milano 1988, XXVII ed.Tascabili Bompiani, pagg. 238-240 (cap. 34)

lunedì 27 maggio 2013

Ah, la Tour...

"Perché perforando il suolo si saggiavano le falde profonde, ma i celti ed i Templari non si erano limitati a perforare pozzi, avevano piantato i loro spinotti dritti verso il cielo, per comunicare da megalite a megalite, e cogliere gli influssi delle stelle... [...] La Tour Eiffel, come non averci ancora pensato? Il megalite di metallo, il menhir degli ultimi celti, la guglia cava più alta di tutte le guglie gotiche. ma perché Parigi avrebbe avuto bisogno di questo monumento inutile? [...] La Tour capta informazioni dal sottosuolo e le confronta con quelle che le provengono dal cielo."
da U.Eco, Il Pendolo di Foucault, Milano 1988, XXVII ed.Tascabili Bompiani, pag. 492 (cap. 86)

La Tour vista da Raoul Dufy nel 1935

Dopo la fantasiosa lettura in chiave diabolica di piramidi, automobili, lavatrici ecc. tocca alla Torre Eiffel essere inserita nel Piano che i protagonisti stanno inventando per giustificare il messaggio lasciato dai Templari di Provins nel XIV secolo.

Non si può in ambito di Storia della Tecnologia non parlare della Torre, che tanto ha fatto discutere i parigini, ma che rimane indubbiamente il simbolo della Belle Époque e del Positivismo in campo architettonico.

La costruzione di questo gigante di metallo non sarebbe stata possibile senza i successi ottenuti a metà Ottocento nella lavorazione del ferro.
Se nel 1779 Abraham Darby costruì a Coalbrookdale il primo ponte metallico con piccoli pezzi di ferro battuto, si dovette aspettare l'inizio del nuovo secolo per assistere alla produzione industriale di acciaio, con la tecnica del puddellaggio.

Ironbridge, Coalbrookdale
La differenza chimica tra ghisa e acciaio è la percentuale di carbonio: per fondere il ferro minerale servono infatti grandi quantità di calore ottenibili solo bruciando carbone. Questo deve poi essere eliminato attraverso reazione con l'ossigeno per ottenere un metallo più duro e malleabile.
Questo si propose il puddellaggio, in cui degli operai rastrellavano la colata di ghisa, facendo circolare aria nel metallo.
Il convertitore Bessemer prevedeva invece l'immissione di aria compressa (e in seguito di ossigeno puro) nel fondo della siviera, grosso "pentolone" del ferro fuso, sempre allo scopo di liberare il carbonio dalla ghisa.
Insieme all'ancora più fortunato forno elettrico ad arco, queste tecniche permisero la creazione delle travi in acciaio, e di conseguenza lo sviluppo dell'Architettura del ferro, di cui la Tour Eiffel è un chiaro emblema.

Le fasi della rapida costruzione (gen 1887-mar 1889)
Come ci è stato raccontato durante le lezioni al Politecnico, un altro importante sviluppo si era ottenuto nelle fondazioni di ponti e grandi strutture con l'utilizzo di cassoni ad aria compressa.

Le fondazioni pneumatiche della torre
Operai non specializzati erano mandati, per turni di non più di 4 ore, a scavare in bui cassoni, che affondavano nel terreno sotto il peso della terra estratta. L'ambiente di lavoro era in compressione, dovendo evitare gli allagamenti, ma ciò ovviamente comportava rischi per la salute degli operai nel momento di risalire in superficie.

Per quanto l'aneddotica sui personaggi e vicende legate alla costruzione sia affascinante, mi limito a indirizzarvi a un preciso e ricco elenco di dati tecnici riguardanti la struttura.

Giusto per confrontarne l'altezza con un po' di già imponenti edifici

Per concludere, vi lascio con lo spavento del protagonista, e l'ironia di Eco nel riportare i simpatici nomi dati dai parigini all'inizialmente odiato mostro metallico.

"Come l'avevano chiamata? Supposta solitaria, obelisco vuoto, gloria del fil di ferro, apoteosi della pila, altare aereo di un culto idolatrico, ape nel cuore della rosa dei venti, triste come una rovina, laido colosso colore della notte, simbolo difforme di forza inutile, prodigio assurdo, insensata piramide, chitarra, calamaio, telescopio, prolissa come il discorso di un ministro, dio antico e bestia moderna. [...] Rizoma di snodi chiodati, artrosi cervicale, protesi di una protesi. [...] Se fossi rimasto ancora un poco sotto il traforo, i suoi grandi artigli si sarebbero rinserrati, si sarebbero incurvati come zanne, mi avrebbero succhiato, e poi l'animale avrebbe ripreso la sua posizione di temperamatite criminale e sinistro."
da U.Eco, Il Pendolo di Foucault, Milano 1988, XXVII ed.Tascabili Bompiani, pag. 644 (cap. 116)