mercoledì 29 maggio 2013

Associazioni di idee e potere dell'informazione

Il narratore Casaubon racconta di una delle sue prime occupazioni dopo la laurea in lettere, a metà degli anni Settanta.

"Mi decisi a inventarmi un lavoro. Mi ero accorto che sapevo tante cose, tutte sconnesse tra di loro, ma che ero in grado ci connetterle in poche ore con qualche visita in biblioteca. [...] Uno ti telefona e ti dice: «Sto traducendo un libro e mi imbatto in un certo - o certi - Motocallemin. Non riesco a venirne a capo.»

Tu non lo sai ma non importa, chiedi due giorni di tempo. Vai a sfogliare qualche schedario in biblioteca, offri una sigaretta al tipo dell'ufficio consulenza, cogli una traccia. La sera inviti un assistente di islamistica al bar, gli offri una birra, due, quello allenta il controllo, ti dà l'informazione che cerchi, per niente. Poi chiami il cliente: «Dunque, i Motocallemin erano teologi radicali musulmani dei tempi di Avicenna, dicevano che il mondo era, come dire, un pulviscolo di accidenti, e si coagulava in forme solo per un atto istantaneo e provvisorio della volontà divina. Bastava che Dio si distraesse per un momento e l'universo cadeva in pezzi. Pura anarchia di atomi senza senso. Basta? Ci ho lavorato tre giorni, faccia lei.»"




Ecco una professione che fa della conoscenza il suo obiettivo e della curiosità il suo mezzo.
Così Casaubon accumulava esperienze, nozioni, senza buttare via nulla. Ancora non pensava a tenere le schede su un computer, a differenza dell'amico Belbo, che proprio in quel periodo stava scoprendo Abulafia, un Word processor in grado di accumulare grandi quantità di documenti e, a richiesta produrne delle combinazioni: una macchina del demonio capace di creare il Vero e il Falso a sua stessa insaputa.

Il pensatore arabo Abramo Abulafia

Il neo-laureato procedeva invece con mezzi artigianali, ma si era creato una sorta di memoria fatta di tesserine di cartone tenero, con indici incrociati, es. Kant... nebulosa... Laplace,  Kant... Koenigsberg... i sette ponti di Koenigsberg... i teoremi della topologia.
"Un po' come quel gioco che ti sfida ad andare da salsiccia a Platone in cinque passaggi, per associazione di idee. Vediamo: salsiccia - maiale - setola - pennello - manierismo - Idea - Platone. Facile."

Il criterio è rigoroso, un po' come quello dei servizi segreti: non ci sono informazioni migliori delle altre, il potere sta nello schedarle tutte, e poi cercare le connessioni.

"Le connessioni ci sono sempre, basta volerle trovare"

Con qualche decennio di anticipo il nostro personaggio sembra aver compreso l'importanza della merce informazione. È ormai chiaro che la nostra economia e i suoi sviluppi sono strettamente legati a questa cultura.

Si pensi alle società pre-industriali, dove contava il saper fare.
Si è passati, con la mentalità ingegneristica, al dar peso al far fare.
E ora si è arrivati a dare importanza a sapere chi sa far fare!
Google di certo non si lascia sfuggire la cima della piramide della conoscenza, alla quale ogni giorno diventiamo più succubi.
Di ciò si è parlato in una delle prime lezioni del corso.



Basti pensare - citando il prof. Marchis in una delle sue recenti, apocalittiche lezioni - a cosa sarebbe successo se invece di aerei diretti contro due edifici, l'attacco terroristico dell'11 settembre 2001 fosse stato un virus informatico nel database della Bank of America, in grado di cancellare tutti i dati e le associazioni tra depositari e rispettivi conti.
Fatti del genere genereranno le guerre del futuro.


Proferita questa nefasta previsione, continuo a leggere i libri su carta e, per quanto è possibile, a cercare informazioni con l'ausilio della bella parola pronunciata.

brani tratti da U.Eco, Il Pendolo di Foucault, Milano 1988, XXVII ed.Tascabili Bompiani, pagg. 238-240 (cap. 34)

lunedì 27 maggio 2013

Ah, la Tour...

"Perché perforando il suolo si saggiavano le falde profonde, ma i celti ed i Templari non si erano limitati a perforare pozzi, avevano piantato i loro spinotti dritti verso il cielo, per comunicare da megalite a megalite, e cogliere gli influssi delle stelle... [...] La Tour Eiffel, come non averci ancora pensato? Il megalite di metallo, il menhir degli ultimi celti, la guglia cava più alta di tutte le guglie gotiche. ma perché Parigi avrebbe avuto bisogno di questo monumento inutile? [...] La Tour capta informazioni dal sottosuolo e le confronta con quelle che le provengono dal cielo."
da U.Eco, Il Pendolo di Foucault, Milano 1988, XXVII ed.Tascabili Bompiani, pag. 492 (cap. 86)

La Tour vista da Raoul Dufy nel 1935

Dopo la fantasiosa lettura in chiave diabolica di piramidi, automobili, lavatrici ecc. tocca alla Torre Eiffel essere inserita nel Piano che i protagonisti stanno inventando per giustificare il messaggio lasciato dai Templari di Provins nel XIV secolo.

Non si può in ambito di Storia della Tecnologia non parlare della Torre, che tanto ha fatto discutere i parigini, ma che rimane indubbiamente il simbolo della Belle Époque e del Positivismo in campo architettonico.

La costruzione di questo gigante di metallo non sarebbe stata possibile senza i successi ottenuti a metà Ottocento nella lavorazione del ferro.
Se nel 1779 Abraham Darby costruì a Coalbrookdale il primo ponte metallico con piccoli pezzi di ferro battuto, si dovette aspettare l'inizio del nuovo secolo per assistere alla produzione industriale di acciaio, con la tecnica del puddellaggio.

Ironbridge, Coalbrookdale
La differenza chimica tra ghisa e acciaio è la percentuale di carbonio: per fondere il ferro minerale servono infatti grandi quantità di calore ottenibili solo bruciando carbone. Questo deve poi essere eliminato attraverso reazione con l'ossigeno per ottenere un metallo più duro e malleabile.
Questo si propose il puddellaggio, in cui degli operai rastrellavano la colata di ghisa, facendo circolare aria nel metallo.
Il convertitore Bessemer prevedeva invece l'immissione di aria compressa (e in seguito di ossigeno puro) nel fondo della siviera, grosso "pentolone" del ferro fuso, sempre allo scopo di liberare il carbonio dalla ghisa.
Insieme all'ancora più fortunato forno elettrico ad arco, queste tecniche permisero la creazione delle travi in acciaio, e di conseguenza lo sviluppo dell'Architettura del ferro, di cui la Tour Eiffel è un chiaro emblema.

Le fasi della rapida costruzione (gen 1887-mar 1889)
Come ci è stato raccontato durante le lezioni al Politecnico, un altro importante sviluppo si era ottenuto nelle fondazioni di ponti e grandi strutture con l'utilizzo di cassoni ad aria compressa.

Le fondazioni pneumatiche della torre
Operai non specializzati erano mandati, per turni di non più di 4 ore, a scavare in bui cassoni, che affondavano nel terreno sotto il peso della terra estratta. L'ambiente di lavoro era in compressione, dovendo evitare gli allagamenti, ma ciò ovviamente comportava rischi per la salute degli operai nel momento di risalire in superficie.

Per quanto l'aneddotica sui personaggi e vicende legate alla costruzione sia affascinante, mi limito a indirizzarvi a un preciso e ricco elenco di dati tecnici riguardanti la struttura.

Giusto per confrontarne l'altezza con un po' di già imponenti edifici

Per concludere, vi lascio con lo spavento del protagonista, e l'ironia di Eco nel riportare i simpatici nomi dati dai parigini all'inizialmente odiato mostro metallico.

"Come l'avevano chiamata? Supposta solitaria, obelisco vuoto, gloria del fil di ferro, apoteosi della pila, altare aereo di un culto idolatrico, ape nel cuore della rosa dei venti, triste come una rovina, laido colosso colore della notte, simbolo difforme di forza inutile, prodigio assurdo, insensata piramide, chitarra, calamaio, telescopio, prolissa come il discorso di un ministro, dio antico e bestia moderna. [...] Rizoma di snodi chiodati, artrosi cervicale, protesi di una protesi. [...] Se fossi rimasto ancora un poco sotto il traforo, i suoi grandi artigli si sarebbero rinserrati, si sarebbero incurvati come zanne, mi avrebbero succhiato, e poi l'animale avrebbe ripreso la sua posizione di temperamatite criminale e sinistro."
da U.Eco, Il Pendolo di Foucault, Milano 1988, XXVII ed.Tascabili Bompiani, pag. 644 (cap. 116)

domenica 19 maggio 2013

La migliore offerta e l'automa

Dopo aver rivisto con estremo piacere il meraviglioso film di Tornatore La migliore offerta, ritengo necessario citarlo nel mio blog, sia per i riferimenti alla cultura tecnologica nell'ambito dell'antiquariato, sia per la straordinaria trama, ricca di scoperte e colpi di scena.


Si parla di un affermato battitore d'asta, Virgil Oldman (uno straordinario Geoffrey Rush), che entra in contatto con una giovane donna, Claire, affetta di agorafobia, dovendo eseguire una valutazione delle antichità presenti nella villa in cui ella è rinchiusa.
Sin dall'inizio si percepisce l'atmosfera di mistero, dovuta in primo luogo al carattere del protagonista, tanto abile nel proprio mestiere quanto schivo nei confronti del gentil sesso; ma soprattutto l'atmosfera tesa è legata all'ombra che avvolge la persona di Claire Ibetson, che nessuno sembra mai aver visto, al massimo se ne è sentita la voce per telefono.
Entrando in contatto con sospetto, curiosità, diffidenza e timore, si verificano grandi sconvolgimenti nella vita di entrambi, segnati da profonde riflessioni sul rapporto con il mondo e il significato dell'arte.
Ma non tutto è come appare: stando alle parole di Oldman, in ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico.


Un leitmotiv decisamente appropriato per uno dei migliori film del 2013 (fa brodo anche la colonna sonora originale di Ennio Morricone!), candidato a 13 David di Donatello. Ecco il trailer:


Per quanto riguarda più strettamente la tecnologia, uno degli espedienti narrativi per raccontare l'avvicinamento di Virgil e Claire è il ritrovamento di pezzi, pulizia e ricostruzione di un autentico automa di Vaucanson.


Mettendo insieme un'enorme numero di ingranaggi, trovati coperti di ruggine nelle cantine di villa Ibetson, il battitore d'asta e l'amico ripara-tutto Robert rimettono in funzione un marchingegno dalle sembianze umane, costruito nel '700 dal francese Jacques de Vaucanson, in grado di muoversi e di parlare.
Secondo la leggenda, spiega Virgil, nessuno scoprì mai il trucco nascosto dietro all'automa: si pensava ad un nano posizionato in un anfratto, ma non si capisce come la voce riuscisse a dire sempre la verità.

Al di là della narrazione, Vaucanson costruì davvero delle macchine stupefacenti, tenendo conto delle nozioni di meccanica note nel XVIII secolo.
Forse la più celebre di queste creazioni è l'anatra meccanica: cliccando sul link, un video mostra come funzionava.


Anche se da qualche mese non è più in proiezione nei cinema, vi consiglio caldamente di dedicare un paio d'ore a La migliore offerta, un thriller che sazierà i vostri appetiti conoscitivi e vi farà pensare a quanto c'è di autentico nei progetti e ricerche a cui diamo fiducia e affidiamo le nostre speranze - esattemente come nel Pendolo.



mercoledì 15 maggio 2013

Interpretazione diabolica di un Motore

Un simpatico adesivo per l'auto

Il narratore Casaubon è entrato nel circolo vizioso delle riletture diaboliche, in maniera talmente soffocante da riuscire a fornire l'interpretazione di un autoveicolo e delle sue parti in una chiave estremamente insolita. Quello che propone è un parallelismo con l'Albero delle Sephirot, antichissima raffigurazione ebraica delle dieci emanazioni, principi basilari, riconoscibili nella molteplicità disordinata e complessa della vita umana, capaci di unificarla e darle senso e pienezza.

"«Ieri sera mi è capitato tra le mani il manuale per la patente B. Sarà la penombra, mi ha colto il sospetto che quelle pagine dicessero Qualche Cosa d'Altro. E se l'automobile esistesse solo come metafora della creazione? [...] Ciò che è sotto è come ciò che è sopra. È l'albero delle sefirot.»"

Innanzitutto Casaubon fa un piccolo conto: motore di testa, due ruote anteriori, la frizione, il cambio, due giunti, il differenziale e le due ruote posteriori: dieci articolazioni, come le sephirot.

"«Al sommo il Motore, Omnia Movens, di cui diremo che è la Sorgente Creativa. Il Motore comunica la sua energia creativa alle due Ruote Sublimi — la Ruota dell'Intelligenza e la Ruota della Sapienza.» [...]

«E con motore a trazione posteriore?»

«Satanico. Coincidenza del Supero e dell'Infimo. Dio si identifica con i moti della materia grossolana posteriore. Dio come aspirazione eternamente frustrata della divinità. Deve dipendere dalla Rottura dei Vasi.»
«Non sarà la Rottura della Marmitta?»"
L'albero delle Sephirot

In seguito viene la frizione, vista come allegoria della Grazia, che stabilisce o interrompe la corrente d'Amore che la lega al Motore Supremo. Di lì lo Scrigno del Mutamento —o cambio, secondo i positivisti— che è il principio del Male, perché permetterebbe alla volontà umana di rallentare o accelerare il processo continuo dell'emanazione. Per questo il cambio automatico costa di più, perchè è l'Albero stesso a decidere. Poi il Giunto, che prenderebbe il nome da Cardano, mago rinascimentale, e il differenziale, o Ruota della Differenza, che con maestoso senso della Bellezza distribuirebbe le forze cosmiche sulle Ruote della Gloria e della Vittoria, posteriori.

"«La lettura è coerente. E il cuore del Motore, sede dell'Uno, Corona?»

«Ma basta leggere con occhi da iniziato. Il Motore Sommo vive di un moto di Aspirazione e di Scarico. [...] Il Pistone discende dal Punto Morto Superiore al Punto Morto Inferiore mentre il Cilindro di riempie di energia allo stato puro [...] per risalire e generare la Compressione Massima. È lo Tzimtzum. E a questo punto ecco la gloria del Big Bang, lo Scoppio e l'Espansione. Scocca una Scintilla, la miscela sfolgora e avvampa.»"

Tralasciando altre conclusioni, di carattere teosofico, mi sembra doveroso leggere questa ambiziosa allegoria come una sonora presa in giro verso quegli ingegneri, cantori del progresso e delle macchine, che tendono a divinizzare un oggetto, seppur complesso e potente, con un'applicazione nella vita reale tutt'altro che mistica, anzi se vogliamo sporca e puzzolente.
La dimensione del ridicolo è ben colta da entrambi gli interlocutori.

"«Per domani preparo un'interpretazione mistica dell'elenco telefonico...»

«Sempre ambizioso il nostro Casaubon. Badi che lì dovrà risolvere il problema insondabile dell'Uno e dei Molti. Meglio andare avanti con calma. Si veda prima il meccanismo della lavatrice

«Quello parla da sè. Trasformazione alchemica, dall'opera al nero all'opera più bianca del bianco.»"  
brani tratti da U.Eco, Il Pendolo di Foucault, Milano 1988, XXVII ed.Tascabili Bompiani, pagg. 399-402 (cap. 66)


domenica 12 maggio 2013

Unità di misura e numerologia smentita

"Charles Piazzi Smyth scopre le misure sacre ed esoteriche delle piramidi nel 1864. [...] È singolare che la loro base sia un quadrato il cui lato misura 232 metri. In origine l'altezza era di 148 metri. Se traduciamo in cubiti sacri egiziani abbiamo una base di 366 cubiti e cioè il numero dei giorni di un anno bisestile. Per Piazzi Smyth l'altezza moltiplicata per 10 alla nona dà la distanza Terra-Sole: 148 milioni di chilometri. Una buona approssimazione per quei tempi, visto che la distanza calcolata oggi è di 149 milioni e mezzo di chilometri, e non è detto che abbiano ragione i moderni. la base divisa per la larghezza di una delle pietre dà 365. Il perimetro della base è 291 metri. Si divida per il doppio dell'altezza e si ha 3.14, il numero pi greco. Splendido, vero?"
da U.Eco, Il Pendolo di Foucault, Milano 1988, XXVII ed.Tascabili Bompiani, pag. 303 (cap. 47)

Le Piramidi di Giza

Così il conte Agliè, all'interno del discorso sugli Egizi (già citato nel mio post a riguardo) stupisce i compagni di ricerche Belbo, Diotallevi e Casaubon, mostrando, oltre ad incredibili coincidenze numeriche nei rapporti tra gli elementi costitutivi delle piramidi, un insolito punto di vista delle unità di misura, la cui analisi ben si addice al contesto di questo blog.

Descrivere l'utilizzo delle unità di misura, secondo indicazione del prof. Marchis, dovrebbe — nella nostra ricerca su un tema della cultura tecnologica condotta attraverso un libro — permetterci di evidenziare come nell'evoluzione della società si sia passati dal pressappoco alla precisione, per misurane distanze, tempi, temperature etc. 

Siamo in presenza di un caso contrario: le unità di misura moderne, nonostante la fatica compiuta nei secoli per uniformarli, sono schernite e sminuite, dovendo essere viste dall'iniziato come una forma di oscuramento di antiche conoscenze e segreti.
Definizione grafica del cubito

Nel testo si vede infatti che convertendo — anzi, riconvertendo — in cubiti le misure delle parti della piramide, emergono significati nascosti, impossibili da afferrare leggendo i dati in metri (sebbene si mantengano ovviamente i rapporti tra le parti).

I curiosi, quasi inquietanti risultati, sono presto sbugiardati dallo stesso Agliè:
"Quid est veritas, come diceva un mio conoscente di tanti anni fa. In parte, si tratta di un cumulo di sciocchezze, Per cominciare, se si divide la base esatta della piramide per il doppio esatto dell'altezza, calcolando anche i decimali, non si ha pi greco, bensì 3,1417254. Piccola differenza, ma conta. Inoltre, un discepolo del Piazzi Smyth, Flinders Petrie, che fu anche il misuratore di Stonehenge, dice di aver sorpreso il maestro che un giorno, per far tornare i conti, limava le sporgenze granitiche dell'anticamera reale... [...] Signori, invito loro ad andare a misurare quel chiosco. Vedranno che la lunghezza del ripiano è di 149 cm, vale a dire un centomiliardesimo della distanza Terra-Sole. L'altezza posteriore divisa per la larghezza della finestra, fa 176/56=3,14. L'altezza anteriore è di 19 decimetri, cioè pari al numero di anni del ciclo lunare greco. La somma delle altezze dei due spigoli anteriori e dei due spigoli posteriori fa 190*2+176*2=732, che è la data della vittoria di Poitiers. Lo spessore del ripiano è di 3,10 cm e le larghezza della cornice della finestra di 8,8 cm. Sostituendo ai numeri interi la corrispondente lettera dell'alfabeto avremo C10H8, che è la formula della naftalina"

"Fantastico", dissi, "ha provato?"

"No, lo ha fatto su un altro chiosco un certo Jean-Pierre Adam. Con i numeri si può fare quello che si vuole."
da U.Eco, Il Pendolo di Foucault, Milano 1988, XXVII ed.Tascabili Bompiani, pag. 306 (cap. 48)

martedì 7 maggio 2013

Francobolli in tema e musica da Marte

Una nuova ricerca in rete ha come scopo quello di presentare il tema del blog attraverso dei francobolli (in inglese postage stamps).
Come si può osservare, ho ottenuto risultati di varia natura.
Coyote curioso, US 2013

La sonda Curiosity, US 2013

La sonda Curiosity, US 2013

La sonda Curiosity, US 2013

Hieroglyphics,  Library and Word Processor, GB 1982

Little Miss Curious, US 2013

Visto che si è ancora parlato della sonda Curiosity (vedi il mio post di ieri), offro al vostro ascolto un brano classico della tradizione inglese di inizio '900.

Si tratta di Marte, il Portatore di Guerra, dalla suite I Pianeti di Gustav Holst.
Una descrizione icastica, ma ancora legata a speculazioni astrologiche e teosofiche, decisamente anteriori all'epoca della conquista dello spazio.
Musicalmente, si noti il singolare tempo di 5/4.

Ecco un Marte indipendente, ambizioso, caparbio.


domenica 5 maggio 2013

La sonda Curiosity

Non ci posso credere!

La NASA ha preso dal mio blog il nome per una sonda spaziale!

(o forse il contrario, o nemmeno..)

Ecco un po' di immagini:

Un "autoritratto" ottenuto unendo 55 immagini

Le fasi dell'ammartaggio

Gli accessori

La felicità al momento dell'arrivo su Marte

Lanciata il 26 novembre 2011, la Curiosity Rover è su Marte da 265 giorni, con lo scopo di investigare sulle passate e presenti capacità del pianeta rosso di ospitare la vita.

Potete trovare informazioni sul modernissimo equipaggiamento, immagini e altre curiosità sulla pagina Wikipedia e soprattutto sulla pagina dedicata sul sito della NASA: il tutto è troppo lontano dalla mia libreria perchè io possa capirlo, e quindi raccontarvelo.